martedì 29 aprile 2025

Laura Pausini e la sfida di “Turista”: quando la cover diventa un salto nel vuoto

Laura Pausini ha deciso di sorprenderci. Il 27 aprile 2025 ha pubblicato, senza preavviso, una cover di Turista, brano reso celebre da Bad Bunny. Sì, avete letto bene: una delle voci più iconiche del pop italiano si è confrontata con un pezzo nato dal ventre pulsante del reggaeton e della trap latina. Ma la sorpresa più grande non è il titolo scelto. È come Laura ha deciso di farlo suo.

Dimenticate beat martellanti e atmosfere urban: la “Turista” della Pausini è una ballata intimista, spogliata di ogni orpello ritmico, dove il pianoforte si prende tutto il tempo che serve e la voce si muove con cautela tra malinconia e riflessione. Una trasformazione radicale, quasi estrema. E come spesso accade in questi casi, il risultato divide.



Una cover coraggiosa, ma che non mette tutti d’accordo


Nel panorama delle reinterpretazioni, quella di Laura è una scelta che ha il sapore del rischio artistico più puro. Non un semplice omaggio o un adattamento morbido, ma un vero e proprio cambio d’identità. Il problema, però, è che l’identità nuova non sempre calza perfettamente al vestito originario.

L’interpretazione vocale è, come prevedibile, impeccabile sul piano tecnico. Pausini calibra ogni sfumatura con mestiere, evitando il melodramma e puntando su una sofferenza trattenuta. Ma proprio questa compostezza, in alcuni tratti, frena la carica emotiva che il testo – pur semplice e diretto – poteva evocare in modo più viscerale.

L’arrangiamento è minimal, elegante, studiato. Il pianoforte regge l’intero impianto sonoro con l’aiuto di archi appena accennati. Funziona? Sì, ma solo a metà. Perché se da un lato dona profondità e introspezione, dall’altro scopre le debolezze strutturali di una melodia pensata per essere trascinata dal ritmo, non sostenuta da un tappeto rarefatto. Il risultato è raffinato, ma forse anche un po’ anestetizzato.

La produzione – firmata dalla stessa Pausini insieme a Paolo Carta – è, come da copione, pulita fino alla perfezione. Ogni suono è al posto giusto, il mix è cristallino, ma manca quel guizzo, quel momento di rottura che avrebbe potuto rendere la cover davvero memorabile.



Pro e contro di un’operazione ambiziosa


Cosa funziona:

Il coraggio di spingersi oltre i confini del proprio repertorio.

Una vocalità matura, misurata, credibile.

L’eleganza formale dell’arrangiamento e della produzione.


Cosa convince meno:

La struttura del pezzo originale mal si presta a una trasposizione così spoglia.

Il rischio di appiattimento emotivo è reale, e in parte si avvera.

Target poco definito: gli amanti del reggaeton potrebbero storcere il naso, i fan storici della Pausini potrebbero sentirsi disorientati.



In conclusione?


“Turista” secondo Laura Pausini è un’operazione onesta, coraggiosa e ben confezionata. È la dimostrazione di un’artista che continua a interrogarsi, a sperimentare, a sfidare le aspettative. Ma non è una scommessa pienamente vinta. È una prova di stile che seduce per intenzioni, ma inciampa nell’esecuzione. Più un esperimento raffinato che una trasformazione riuscita.

Un viaggio interessante, certo. Ma non tutti i viaggi riescono a portarci esattamente dove speravamo.




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