Laura Pausini ha deciso di sorprenderci. Il 27 aprile 2025 ha pubblicato, senza preavviso, una cover di Turista, brano reso celebre da Bad Bunny. Sì, avete letto bene: una delle voci più iconiche del pop italiano si è confrontata con un pezzo nato dal ventre pulsante del reggaeton e della trap latina. Ma la sorpresa più grande non è il titolo scelto. È come Laura ha deciso di farlo suo.
Dimenticate beat martellanti e atmosfere urban: la “Turista” della Pausini è una ballata intimista, spogliata di ogni orpello ritmico, dove il pianoforte si prende tutto il tempo che serve e la voce si muove con cautela tra malinconia e riflessione. Una trasformazione radicale, quasi estrema. E come spesso accade in questi casi, il risultato divide.
Una cover coraggiosa, ma che non mette tutti d’accordo
Nel panorama delle reinterpretazioni, quella di Laura è una scelta che ha il sapore del rischio artistico più puro. Non un semplice omaggio o un adattamento morbido, ma un vero e proprio cambio d’identità. Il problema, però, è che l’identità nuova non sempre calza perfettamente al vestito originario.
L’interpretazione vocale è, come prevedibile, impeccabile sul piano tecnico. Pausini calibra ogni sfumatura con mestiere, evitando il melodramma e puntando su una sofferenza trattenuta. Ma proprio questa compostezza, in alcuni tratti, frena la carica emotiva che il testo – pur semplice e diretto – poteva evocare in modo più viscerale.
L’arrangiamento è minimal, elegante, studiato. Il pianoforte regge l’intero impianto sonoro con l’aiuto di archi appena accennati. Funziona? Sì, ma solo a metà. Perché se da un lato dona profondità e introspezione, dall’altro scopre le debolezze strutturali di una melodia pensata per essere trascinata dal ritmo, non sostenuta da un tappeto rarefatto. Il risultato è raffinato, ma forse anche un po’ anestetizzato.
La produzione – firmata dalla stessa Pausini insieme a Paolo Carta – è, come da copione, pulita fino alla perfezione. Ogni suono è al posto giusto, il mix è cristallino, ma manca quel guizzo, quel momento di rottura che avrebbe potuto rendere la cover davvero memorabile.
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Pro e contro di un’operazione ambiziosa
Cosa funziona:
• Il coraggio di spingersi oltre i confini del proprio repertorio.
• Una vocalità matura, misurata, credibile.
• L’eleganza formale dell’arrangiamento e della produzione.
Cosa convince meno:
• La struttura del pezzo originale mal si presta a una trasposizione così spoglia.
• Il rischio di appiattimento emotivo è reale, e in parte si avvera.
• Target poco definito: gli amanti del reggaeton potrebbero storcere il naso, i fan storici della Pausini potrebbero sentirsi disorientati.
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In conclusione?
“Turista” secondo Laura Pausini è un’operazione onesta, coraggiosa e ben confezionata. È la dimostrazione di un’artista che continua a interrogarsi, a sperimentare, a sfidare le aspettative. Ma non è una scommessa pienamente vinta. È una prova di stile che seduce per intenzioni, ma inciampa nell’esecuzione. Più un esperimento raffinato che una trasformazione riuscita.
Un viaggio interessante, certo. Ma non tutti i viaggi riescono a portarci esattamente dove speravamo.
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