domenica 26 agosto 2012

25/08/2012 - Recensione concerti dei Nomadi e Omar Pedrini a Castagnole Lanze


Migliaia di persone per un concerto indimenticabile, che anche con la pioggia, hanno saputo sostenere i loro idoli, i Nomadi e Omar Pedrini.
Omar Pedrini inizia il suo percorso musicale nel 1986 con i Timoria, nel 1996 inizia la carriera da solista. Ieri sera  ci ha fatto ascoltare tre brani.
Il primo “Senza vento”, una vecchia canzone dei Timoria, poi riarrangiata nel 2011 con uno stile più Rock. Qui ha dimostrato di avere una voce molto rock e graffiante, anche se c’erano degli errori sugli acuti.
La seconda canzone “Casa mia”, come lui stesso ha detto, è arrivata ultima al Festival di Sanremo di 4 anni fa, l’ho trovata poco armonica in alcuni punti e abbastanza noiosa.
L’ultima, “Sole spento”, con Gilda, come seconda voce, è una canzone che gli è stata ispirata una lettera che gli è arrivata da un ragazzo dal carcere, l’ho trovata molto toccante ed emozionante.
Un’artista che sa il fatto suo, un’artista che si merita di poter cantare davanti a così tante persone, ma soprattutto nei suoi testi cerca di dare dei messaggi al pubblico.
I nomadi, una band nata nel 1963, la più vecchia d’Europa, che, anche, dopo tutti questi anni sa ancora emozionare e coinvolgere il proprio pubblico, che è di tutte le età. Hanno una grinta sul palco che sembra quella dei ragazzini. Neanche un errore, il cantante con una voce pulita e calda, ma non da meno sono stati il bassista e il chitarrista che hanno cantato un paio di canzoni, come se fossero loro i cantanti. Il violinista, molto preparato, ha saputo dimostrare tutta la sua bravura nell’assolo, durato un paio di minuti, che ha saputo dare un momento di pausa al resto dei componenti della band.
Numerose sono state le iniziative umanitarie legate al concerto: i soldi dei biglietti, sono stati devoluti alla ricerca di Candiolo e, inoltre, sono state vendute delle magliette per il terremoto in Emilia. Toccante è stato il loro grido di Libertà per il Tibet accompagnato dalla canzone “Auschwitz”.
Una serata davvero emozionante che resterà nel cuore di chi c’era.

sabato 25 agosto 2012

Intervista a Riccardo D'avino


Questa volta ho intervistato per voi un cantautore di Rivoli, una cittadina vicino a Torino. Che, a settembre, parteciperà alle selezioni per Sanremo Giovani.



Come ti chiami? Anni? Di dove sei? E cosa studi?
Sono Riccardo D’Avino. Ho 25 anni e provengo da Rivoli (Torino). Mi sono laureato l’anno scorso in grafica e comunicazione pubblicitaria e ora faccio il grafico, ma sogno di diventare musicista di professione.
Come mai la scelta di usare il tuo vero nome al posto di un nome d’arte?
Beh, perché non ho bisogno di un nome d’arte. Io sono già un artista tutto il giorno e non ho bisogno di trasformarmi quando sono in studio o sul palco. Semmai mi devo trasformare in persona seria nelle situazioni che lo richiedono. Uso il mio vero nome anche perché penso che suoni  molto bene…
Cosa ti piace fare nella vita oltre che suonare?
Amo dedicarmi alla grafica tradizionale e web, leggere e viaggiare.
Fidanzato?
Da dove nasce la tua passione per la musica?
E’ proprio una bella domanda…  Io sono sempre stato attratto dalla musica fin da quando ero bambino, forse perché è l’arte che esplora meglio le mie emozioni. Ad aiutare lo sviluppo di questa passione è stata senz’altro anche la vastissima collezione di dischi dei miei genitori, che fin da quando ero bambino mi hanno fatto ascoltare musica di ogni genere.
Raccontaci la tua esperienza artistica dagli inizi ad adesso!
Ho cominciato a suonare la chitarra e a prendere lezioni alla tenera età di 13 anni, cominciando dall’acustica, quindi passando all’elettrica. Ho avuto alcune esperienze come chitarrista in alcuni gruppi con cui non ho fatto granchè, se non pochi concerti, finchè a 18 anni non ho iniziato a prendere anche lezioni di canto. Di lì a poco ho formato un nuovo gruppo,  le “Ceneri del Nulla”, che successivamente cambierà nome in “Krill Has Gone”. E’ stato il primo gruppo con cui ho avuto un’attività live più importante e con cui ho registrato due Ep e una canzone per una compilation, “Hit the center”. Tuttavia, anche questa band si è sciolta nel 2008. Da quel momento in poi ho deciso di intraprendere una carriera solista, che sta proseguendo tuttora con risultati sempre più soddisfacenti.
Dicci un tuo difetto e un tuo pregio!
Il mio più grosso pregio per alcuni e difetto per altri è il mio essere estremamente esigente e cocciuto su quello che voglio.
Quali sono i tuoi cantanti o gruppi preferiti?
Tra i miei preferiti ci sono artisti di vario genere in ordine sparso, come The Police, U2, R.E.M., Toto, Ligabue, Litfiba, Negrita, Yes, Genesis, Phil Collins, Peter Gabriel, Level 42, Fugazi, Jawbox, At the drive-in, Lucio Battisti, Lucio Dalla, Max Gazzè, Niccolo’ Fabi, Mario Venuti, il percussionista indiano Trilok Gurtu, Elio e le storie tese, Deep Purple, Led Zeppelin, Foo Fighters, AC DC.
A chi ti ispiri per i tuoi pezzi?
Agli stessi della domanda precedente, ma anche a tutto quello che mi passa per la testa e mi convince.
C’è ne uno a cui sei particolarmente legato?
Probabilmente i Toto, che considero uno dei migliori gruppi al mondo per la loro tecnica, la loro creatività e la loro versatilità.
Che progetti hai per il futuro?
A settembre inizieranno le registrazioni del mio primo album vero e proprio, che si chiamerà “Il mondo intorno” e conterrà 12 brani, compresi i 4 presenti nel mio attuale Ep “Fuggire e ritornare”, che verranno riarrangiati e ri-registrati assieme ad altre 8 nuovissime canzoni. Inoltre riprenderanno i concerti e il mio produttore è fermamente intenzionato a portarmi alle selezioni di Sanremo Giovani. Nello stesso periodo uscirà anche “Siamo qui”, brano dedicato alla scomparsa del motociclista Marco Simoncelli, i cui proventi andranno tutti in beneficienza alla Marco Simoncelli Onlus, associazione no profit gestita dai genitori di Marco che finanzia progetti umanitari.
Che emozione hai provato quando hai inciso il tuo primo singolo?
Innanzitutto un gran senso di sorpresa per essere stato meno scarso di quanto pensassi… Ahahah! Scherzi a parte, le emozioni che provo ogni volta che registro e ascolto un nuovo brano sono indescrivibili. Sono tante immagini e tanti colori che volano nella mia mente e nel mio cuore allo scorrere della musica e delle parole.
Dove lo hai registrato?
“Due o tre cose che so di te” l’ho registrata tra l’Home Studio del musicista e arrangiatore Francesco Saglietti e il Rock Lab Studio, entrambi a Torino. Nel primo ho registrato gli strumenti, nel secondo le voci.
Come è stato produrre il primo EP da solo?
E’ stato molto soddisfacente. Ho potuto seguire personalmente e con attenzione tutte le fasi di registrazione e mix e il risultato finale è stato sorprendente, anche grazie al tocco finale del grandissimo Alessandro Vanara, che è un tecnico di mastering che lavora stabilmente anche ai dischi di Al Bano e che di conseguenza ha svolto un lavoro di altissimo livello. Il suono dell’Ep è fresco e potente, ma anche più delicato nei momenti più riflessivi, come ad esempio la canzone di cui abbiamo parlato prima.
Cosa te lo ha ispirato?
Me l’ha ispirato l’urgenza di far sentire la mia voce, di esporre al mondo le mie osservazioni, le mie insicurezze, ma anche la mia gioia e la mia voglia di esprimermi.
A quale canzone sei più legato?
A “Questa realtà”, un brano dedicato alla sensazione di un mondo che, come dice appunto la canzone “non ha spazio per me”, ovvero quando sembra che non sei mai giusto per il mondo, che gira sempre dalla parte opposta rispetto a dove stai correndo tu.
Sotto che etichetta sei? Come sei stato scoperto?
La mia etichetta si chiama Can Can music publishing, è di Bologna e l’ho trovata online, tramite un annuncio in cui diceva che stava cercando nuovi artisti da produrre. Io ho inviato loro il mio materiale, che è piaciuto molto al suo proprietario, Guido De Gaetano, il quale mi ha messo sotto contratto.
A quando il tuo album?
Come dicevo prima, inizierò a registrarlo a settembre, ma la sua uscita è prevista per la prossima primavera, dato che ci vorranno diversi mesi per la lavorazione dell’intero prodotto. Verrà però anticipato da un singolo, che potrebbe già uscire verso febbraio 2013.
In che città hai suonato? C’è ne una a cui sei particolarmente legato e perché?
Ho suonato in molte città italiane, ma sono molto legato a Roma, ai suoi locali e al suo pubblico molto caloroso e appassionato. Ovviamente sono legatissimo anche alla mia Torino, anche se devo dire che il nostro pubblico è mediamente più disinteressato alla musica e meno caloroso.
In che città vorresti suonare e perché?
Non ce n’è una in particolare, vorrei suonare in più posti possibili per diffondere il più possibile il mio messaggio. Devo dire però che sarei molto curioso di suonare in Giappone, visto che so che i giapponesi letteralmente impazziscono per gli artisti europei e riservano loro rumorose ma gioiose accoglienze.
Con che artisti hai suonato?
Ho suonato con diversi artisti dell’area torinese e piemontese, oltre ad aver diviso il palco con artisti da tutta Italia nel corso di vari concorsi e manifestazioni. Una volta ho avuto il piacere di cantare in un concorso dove gareggiava anche Erica Mou, che considero un’ottima e simpaticissima artista. All’epoca aveva solo 18 anni, ma era già molto talentuosa. Allo stesso festival era presente un’altra artista sempre lanciata da Sanremo Giovani quest’anno, ovvero la bravissima Giulia Anania.
Con che artisti ti piacerebbe suonare e perché?
Sogno di dividere il palco con i Toto, oppure gli U2, ma anche aprire un concerto di Ligabue, Mario Venuti o altri artisti italiani sarebbe magnifico. Perché? Perché sono gli artisti che amo!
Quali concorsi hai fatto e quali ti hanno aiutato maggiormente in questo percorso?
Ho fatto diversi concorsi. Tra i più noti cito il Festival di Castrocaro, il Senza Etichetta e il Premio Augusto Daolio, dedicato al compianto ex-cantante dei Nomadi. Non ce n’è uno in particolare che mi abbia aiutato di più. Tutti i concorsi che ho svolto mi hanno aiutato a migliorarmi, a fare nuove conoscenze e a cogliere tanti lati positivi e negativi del mondo musicale.
Che rapporto hai con i tuoi fan?
Sono molto importanti per me. Con loro interagisco sempre attraverso i vari social network e cerco di mantenere un rapporto prezioso, perché loro sono preziosissimi, vitali.
Che consiglio dai ai cantanti che si affacciano per la prima volta al mondo della musica?
Una frase che mi piace molto pronunciare ultimamente è “Per essere innovativi, non si deve cercare di inventare un nuovo genere musicale. Bisogna solo cercare di scrivere grandi canzoni". Secondo me, tutti noi artisti di nuova generazione dobbiamo cercare di fare belle canzoni, perché è questo ciò che manca all’attuale scena musicale. Oggi ci sono troppi brani “usa e getta”, senza contenuti e fatti apposta per vendere, ma che nessuno si ricorderà più tra pochi mesi. C’è bisogno di canzoni che entrino di nuovo nel cuore della gente, che tra quarant’anni qualcuno canticchierà ancora davanti a un falò con la chitarra o che suonerà ancora nei locali. Non importa quale sia il genere, l’importante è cercare di scrivere canzoni profonde e anche originali, che non cerchino di rifarsi a nessuno in particolare. Ecco, un altro consiglio che do a chi sta per scrivere la sua prima canzone è quello di ascoltare più musica possibile, non fossilizzarsi su uno o due generi, eliminare i pregiudizi e prendere il meglio da tutto quel che si ascolta. Con “il meglio” intendo dire tutto quello che vi ispira e che pensate che potrebbe essere riproposto in maniera personale e unica all’interno di una canzone. Non formate un gruppo pensando “suoneremo hard rock” oppure “suoneremo funky”. Formatelo pensando “faremo grandi canzoni, chi se ne frega del genere in cui qualcuno vorrà classificarci”. Se invece siete interpreti, ovvero non scrivete canzoni, cercate comunque un timbro vocale tutto vostro, qualcosa che rappresenti al meglio quello che avete dentro e che allo stesso tempo non assomigli troppo a quello di nessun altro cantante. Ovviamente, tutto questo discorso vale anche per me stesso, ogni giorno che canto o scrivo.
La tua famiglia cosa ne pensa di questo tuo sogno?
Sono molto fieri di me e mi sostengono ogni volta che possono. Però non mancano mai anche di tenermi coi piedi per terra. Quello della musica non è un mondo facile e si può cadere giù da un momento all’altro anche quando ci si è dentro.
Date future in cui poterti sentire?
Ricomincerò a settembre e le date sono in via di definizione, ma presto vi aggiornerò.


Un ragazzo molto aperto e socievole, con un grande talento. Gli auguro di riuscire in questo campo e di arrivare sul palco dell’Ariston perché se lo merita davvero.

venerdì 3 agosto 2012

"As long as you love me" - Justin Bieber



Come promesso mi ritrovo qui a scrivere su Justin Bieber e sul suo nuovo singolo, “As long as you love me”.
Una canzone sicuramente molto elettronica, quasi dance.
Ci racconta di un amore che può superare qualunque cosa, un amore disperato. Il massimo del romanticismo e del volere questo amore a tutti i costi lo si vede quando lui picchia il padre di lei perché impedisce il loro amore. (Forse dei moderni Giulietta e Romeo, speriamo che il finale sia migliore). Proprio per esprimere questo concetto il video è stato realizzato come uno Short-Film.
Il tamburo della batteria sembra quasi battere al ritmo del cuore dei due innamorati e di chi ascolta col fiato sospeso.
Nel pezzo rap non mi fa impazzire il flow del rapper, ma nel contesto della canzone questo intramezzo la rende più armonica e più coinvolgente.
Una canzone molto ritmata, che sa tirare le folle e fa venire voglia di ballare, come del resto era anche Boyfriend.
A mio parere, una canzone che sa davvero toccarti il cuore.

Intervista ad Alphaboy

Potete ascoltare l'intervista sul mio canale IGTV (@ema2503):  https://www.instagram.com/tv/B-cZTXQIe2E/?utm_source=ig_web_copy_link