domenica 10 agosto 2025

🎧 “Mi ha fatto ballare con gli occhi chiusi”: Chris Lake e la chimica perfetta del groove

Ci sono DJ set che ti pompano l’adrenalina. Altri che ti fanno perdere la testa. E poi c’è Chris Lake con il suo Chemistry Radio Ep. 3 (DJ Mix): un viaggio sonoro che mi ha fatto ballare con gli occhi chiusi, come se stessi ascoltando il mio subconscio che si mette a produrre house.

Appena ho premuto play, ho capito che non era il solito DJ mix da mettere in sottofondo mentre rispondi alle mail o fai le pulizie. No, questa roba va vissuta a volume alto, senza distrazioni, possibilmente con le luci basse e il cuore acceso.


🌪️ Un mix che ti prende e non ti molla


Chris Lake ha messo dentro 2 ore di musica che sembrano cucite sulla pelle. Le ID sconosciute che si mescolano ai suoi brani inediti (Chemistry con Vera Blue è pura tensione emotiva), remix pazzeschi (Deep Down Low, Round After Round), collaborazioni intelligenti… ogni cambio di traccia è come un respiro nuovo.

Ma la cosa che mi ha colpito di più è la narrazione emotiva dietro le scelte. Senti il mix crescere, respirare, esplodere. Non è solo un flusso di beat: è una costruzione viva, con pause che parlano più di mille drop.


🎙️ Il mio ascolto: più personale del previsto


Confesso: ero partito per ascoltare “il solito set figo da club”, e mi sono ritrovato a riflettere su quanto la musica elettronica possa ancora sorprendere. Lake non sta solo suonando: sta comunicando. Ci mostra la sua visione, la sua voglia di raccontare qualcosa prima ancora dell’album in arrivo (Chemistry, previsto per luglio 2025).

Alcune tracce mi hanno ricordato perché amo la house: per quel groove che non è mai invasivo ma sempre necessario. Come un battito che ti accompagna, anche quando non te ne accorgi.


💥 Perché ascoltarlo subito


Se ami i mix che ti fanno viaggiare ma anche pensare, se vuoi scoprire nuove tracce prima che le scoprano tutti, se cerchi una selezione curata e non solo acchiappa-like, Chemistry Radio Ep. 3 fa per te. E non serve essere esperti del genere: basta voler sentire qualcosa che abbia una direzione, un’anima, un’identità.


🎧 Lo trovi qui: Ascolta Chemistry Radio Ep. 3 su Apple Music


🗣️ E tu? L’hai già ascoltato?

Fammi sapere nei commenti quale traccia ti ha steso. Oppure scrivimi su Instagram @ema2503: ogni reazione a questo viaggio musicale è una storia da condividere. 💬

giovedì 7 agosto 2025

“Veronica Electronica”: Madonna riapre il portale del ’98 e ci trascina in un rave spirituale tra luci stroboscopiche e verità nascoste

C’è qualcosa di mistico e malinconico in questo ritorno.

Veronica Electronica non è solo un album di remix. È un fantasma che Madonna ha deciso di liberare, dopo 27 anni di silenzio. È un flashback suonato in un club buio, dove le luci sono al neon e l’anima è a nudo.


Questo disco doveva uscire nel 1998, all’apice della trasformazione di Madonna in sacerdotessa cyber-spirituale. È rimasto nel limbo per decenni, citato solo da fan ossessivi e addetti ai lavori. Ora è realtà. E il suono – per quanto ancorato a un’altra epoca – risuona ancora.


🎛️ Non è un disco per tutti. È un disco per chi ha vissuto, per chi sa ascoltare sottopelle.


I remix di Ray of Light erano già stati rilasciati in mille versioni underground, ma qui trovano nuova luce. BT, Sasha, Calderone, Rauhofer… sono i nomi che popolavano i dancefloor più colti di fine anni ’90.

E Madonna, sopra tutto questo, non canta: predica.


Tracce come Skin (The Perfecto Mix) o Substitute for Love (BT & Sasha’s Bucklodge Ashram Edit) suonano come rituali. The Power of Goodbye (Fabien’s Good God Mix) è una preghiera drum’n’bass da recitare alle 5 del mattino, con le scarpe in mano e il cuore in gola.

E poi arriva Gone Gone Gone, l’unico inedito: una ballad nuda, fragile, vera. Nessun filtro. Solo Madonna, e una ferita che canta.


💿 Non è nostalgia. È una capsula del tempo che suona ancora viva.


Sì, alcune scelte sembrano più archivistiche che artistiche. Sì, avremmo voluto Frozen o Nothing Really Matters remixati in modo più coraggioso. Ma il valore di questo disco non è nella tracklist: è nel gesto.

Madonna non pubblica Veronica Electronica per far ballare TikTok. Lo fa per chi, da anni, aspetta che il pop torni ad avere un’anima. Un’identità. Una storia.


✍️ La mia verità?


Non è un album perfetto. Ma è un album vero.

E in un momento storico in cui la musica è spesso plastica da algoritmo, Madonna ci regala un progetto imperfetto, umano, viscerale. Che parla a chi è cresciuto ascoltando Ray of Light con le cuffie nel cuore.

Veronica Electronica è un viaggio a ritroso, ma con lo sguardo avanti. Come chi sa da dove viene, e non ha paura di ricordarlo.


📣 E tu, hai fatto play?


Hai una traccia che ti ha spaccato dentro o un remix che ti ha fatto storcere il naso?

Gone Gone Gone ti ha emozionato o ti ha lasciato indifferente?


👉 Scrivimi nei commenti o taggami su Instagram @ema2503 — voglio sapere se anche tu hai ballato a occhi chiusi con questo album, o se aspetti ancora il vero ritorno di Veronica.

mercoledì 14 maggio 2025

Eurovision 2025: Fuochi d’artificio, satira e italianità nella prima semifinale di Basilea

L’Eurovision Song Contest 2025 è finalmente cominciato, e la prima semifinale andata in scena il 13 maggio alla St. Jakobshalle di Basilea ha subito acceso i riflettori su una delle edizioni più eccentriche e imprevedibili degli ultimi anni. In mezzo a lustrini, sauna finlandesi e ritornelli dance, è emerso un elemento sorprendente: lo spirito italiano ha dominato la serata, anche laddove meno te lo aspetti.

Italia protagonista… anche quando non gareggia

Lucio Corsi, in rappresentanza dell’Italia con la sua “Volevo essere un duro”, si è esibito fuori concorso, ma ha lasciato il segno. Look glam, attitudine da rockstar e una canzone che sembra un incontro tra Franco Battiato e Ziggy Stardust. L’Italia, da membro dei “Big Five”, è già qualificata per la finale, ma Corsi ha sfruttato il palco della semifinale per costruire hype attorno a un brano che promette di dividere pubblico e giuria.

E se vi dicessimo che uno dei momenti più travolgenti della serata è arrivato da… San Marino? Sì, perché Gabry Ponte – nome storico della dance italiana – ha infiammato la sala con “Tutta l’Italia”, brano dal titolo dichiaratamente patriottico e sonorità EDM che non lasciano spazio a mezze misure: o lo ami o lo odi. Il pubblico europeo, evidentemente, lo ha amato: San Marino vola in finale, e con lui una fetta importante del nostro pop elettronico.


Europa in cerca di identità (e di originalità)

Tra i dieci paesi qualificati alla finale, è emersa una varietà di stili e identità culturali che rendono questa edizione dell’Eurovision particolarmente interessante. L’Islanda ha portato l’eterea “Róa” dei VÆB, mentre la Svezia ha sorpreso con KAJ e il suo pezzo in dialetto Vörå – il primo in svedese dal 1998 – dal titolo bizzarro: “Bara Bada Bastu” (che potremmo tradurre come “Solo Bagni di Sauna”).

Il vero colpo di teatro lo ha firmato l’Estonia con Tommy Cash e la sua “Espresso Macchiato”, una parodia audace dell’estetica italiana: citazioni visive al cinema di Sorrentino, tute da barista milanese e una melodia che sembra partorita in un rave a Palermo. Un’esibizione dissacrante che ha conquistato il pubblico e infiammato i social.


Claude e la nuova frontiera del pop europeo

Una delle performance più emozionanti è stata quella di Claude, in gara per i Paesi Bassi con “C’est la vie”, un mix perfetto di elettronica, malinconia e testi in tre lingue. La sua voce tremante ma intensa ha dato vita a uno dei momenti più intimi della serata, in un contest che spesso premia l’eccesso più che la delicatezza. Una piccola gemma che potrebbe riservare sorprese nella finale.


Conclusione: un’edizione fuori dagli schemi

L’Eurovision 2025 si preannuncia come una delle edizioni più variegate e imprevedibili. Tra la vena ironica di Tommy Cash, la grinta dance di Gabry Ponte, la raffinatezza visionaria di Lucio Corsi e le scelte linguistiche audaci di molti concorrenti, l’Europa musicale sembra voler alzare la posta in gioco, ridefinendo cosa significhi davvero essere “euro-pop”.


E se la prima semifinale è stata solo l’antipasto, possiamo aspettarci un gran finale da standing ovation. Con un’Italia che gioca più ruoli contemporaneamente – protagonista, outsider e musa ispiratrice – gli occhi sono tutti puntati su Basilea.


Che vinca il miglior (o il più folle).


martedì 13 maggio 2025

Contratti con Etichette Discografiche: Opportunità o Illusione? Tutto quello che un Artista deve sapere

Per molti artisti, firmare un contratto discografico è il sogno che segna l’inizio della “vera” carriera. L’idea di avere un’etichetta che ti produce, distribuisce, promuove sembra irresistibile. Ma dietro la patina glamour dei loghi e dei budget, ci sono spesso clausole che possono diventare trappole pericolose.

Se stai per firmare con una label — major o indipendente — è fondamentale sapere a cosa stai andando incontro.


Cosa prevede un contratto discografico?

Un contratto discografico stabilisce i termini con cui un’etichetta produce, distribuisce e promuove la musica di un artista, in cambio del diritto di sfruttare economicamente le sue opere. Spesso prevede anche l’assegnazione dei master, la durata del contratto, il numero di album da consegnare e le percentuali sulle vendite.


Le criticità più frequenti:

1. Cessione dei diritti sui master

Molti contratti prevedono che l’etichetta diventi proprietaria dei master (le registrazioni originali), anche a tempo indefinito. Questo significa che l’artista non ha controllo su come, dove e quando la propria musica verrà usata o ripubblicata.

2. Anticipi da restituire (recoupable)

L’anticipo economico che ricevi all’inizio non è un regalo: è un investimento da parte dell’etichetta che tu dovrai “ripagare” con le tue royalties. Finché non li restituisci, spesso non ricevi nulla dalle vendite.

3. Percentuali basse sulle royalties

Molti artisti si trovano a guadagnare solo il 10-15% del netto, dopo costi di promozione, distribuzione e produzione… tutti stabiliti (e controllati) dall’etichetta.

4. Obbligo di consegna multipla

Alcuni contratti impongono la pubblicazione di più album, spesso in tempi ristretti e con poco margine creativo. Questo può portare a burn-out artistico o lavori fatti di corsa.

5. Controllo creativo e approvazione dei contenuti

Le etichette possono avere potere decisionale su stile, copertine, collaborazioni e persino testi. Il rischio? Perdere la propria identità artistica.

6. Durata e opzioni unilaterali

Molti contratti prevedono una durata minima pluriennale, con “opzioni” di rinnovo gestite solo dalla label. In pratica, potresti restare bloccato per anni, anche senza risultati concreti.


Come proteggersi?

Non firmare senza prima consultare un avvocato specializzato in diritto musicale.

Chiedi trasparenza su ogni clausola: tempi, percentuali, obblighi.

Non aver paura di negoziare. Un contratto si costruisce, non si subisce.

Valuta alternative come le distribuzioni indipendenti, i contratti di licenza, o le etichette più flessibili.


In conclusione: il contratto discografico può essere una leva potente, ma solo se firmato con consapevolezza.


Se sei un artista, emergente o già attivo, e vuoi capire se il contratto che stai per firmare ti tutela davvero, scrivimi per una consulenza legale personalizzata.

Analizzeremo insieme ogni clausola e troveremo la soluzione migliore per la tua carriera.


Contattami via DM sui social o email (francy.pogliano@gmail.com) per fissare un appuntamento. La tua musica merita di essere anche la tua libertà.


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lunedì 12 maggio 2025

Too Much di Dove Cameron: un inno alla superficialità?

Il 2 maggio 2025 segna il ritorno di Dove Cameron sulla scena musicale, anche, con il suo nuovo singolo "Too Much," un brano che, nonostante le sue intenzioni, lascia spazio a una riflessione critica. Sebbene la canzone si presenti come un inno all'autenticità e alla libertà di espressione, c'è qualcosa di superficiale nell'approccio che merita di essere esplorato.

Musicalmente, "Too Much" si affida a sonorità pop molto familiari, con un ritmo che ricorda altre hit contemporanee. L'introduzione con il basso accattivante promette energia, ma man mano che la canzone si sviluppa, si ha la sensazione che manchi di originalità. È come se Dove stesse cercando di seguire una formula collaudata piuttosto che rischiare con qualcosa di veramente innovativo. In un panorama musicale tanto variegato, ci si aspetterebbe un azzardo maggiore da parte di un’artista del suo calibro.


I testi, purtroppo, non fanno molto di più per sollevarsi dalla mediocrità. La frase chiave "Se dici che sono troppo, baby, vai a cercare di meno" è un tentativo di proclamare la propria unicità, ma suona come un cliché che abbiamo già sentito innumerevoli volte. È difficile non chiedersi se l’artista stia semplicemente cercando di accontentare le aspettative del pubblico piuttosto che esprimere un messaggio autentico e personale. In un momento storico in cui l'autenticità è così ricercata, "Too Much" sembra più un prodotto di marketing che un vero manifesto di libertà.


A livello vocale, Dove Cameron dimostra di avere talento, ma la sua performance sembra a tratti forzata. L'emozione, che dovrebbe permeare una canzone così personale, è spesso sostituita da una recitazione che appare più come una performance studiata piuttosto che una vera espressione di vulnerabilità. Ci si aspetterebbe che un artista con la sua esperienza possa portare un livello di profondità emotiva maggiore.


In conclusione, "Too Much" di Dove Cameron è un brano che, sebbene ben confezionato e con buone intenzioni, rischia di perdersi nella banalità di formule già sviscerate. La ricerca di autenticità è fondamentale, ma il vero coraggio sta nel rischiare e nell'esprimere la propria vulnerabilità in modo genuino. Invitiamo tutti a dare ascolto a questa canzone e a riflettere: cosa significa veramente essere "troppo"? Condividi le tue opinioni nei commenti e facci sapere se anche tu senti che Dove possa fare di più per sorprendere e ispirare!

martedì 6 maggio 2025

Contratto di Management Musicale: Opportunità o Trappola? Tutto quello che un Artista deve sapere

Nel percorso di un artista, il contratto di management musicale è spesso visto come un traguardo: finalmente qualcuno che si occupa della tua carriera, ti rappresenta, ti promuove, ti guida. Ma è davvero sempre così? La realtà è molto più sfumata — e conoscere i dettagli può fare la differenza tra un salto di qualità e un lungo periodo di frustrazione.

Cos’è un contratto di management musicale?

È l’accordo con cui un artista (o band) affida a un manager l’incarico di gestire e sviluppare la propria carriera artistica e professionale. Il manager, in cambio, percepisce una percentuale (solitamente tra il 15% e il 20%) su tutti i guadagni dell’artista, anche quelli non direttamente generati dal suo intervento (es. diritti d’autore, sync, merchandising).


Le criticità più comuni per gli artisti:

1. Durata e vincoli troppo lunghi

Molti contratti hanno una durata minima di 3-5 anni, con opzioni di rinnovo automatico. In pratica, se il rapporto non funziona, è difficile uscirne senza penali.

2. Percentuali elevate e su guadagni generici

Un altro nodo critico è il campo di applicazione economica: il manager prende una quota su tutto, anche su attività da lui non gestite. Senza una chiara distinzione, l’artista rischia di trovarsi a pagare una percentuale anche per opportunità che ha creato da solo.

3. Mancanza di obblighi precisi per il manager

Molti contratti sono sbilanciati: l’artista ha doveri, il manager poche responsabilità concrete. Senza obiettivi minimi, investimenti o attività obbligatorie, il rischio è che il manager “non faccia abbastanza”, pur continuando a incassare.

4. Clausole di esclusiva troppo restrittive

Alcuni contratti impediscono all’artista di lavorare con altri manager o professionisti, anche per attività specifiche. Questo può bloccare l’artista in un sistema chiuso e poco flessibile.

5. Ambiguità sui diritti d’immagine e controllo creativo

Non è raro trovare clausole che danno al manager voce in capitolo su immagine, estetica, pubblicazioni. Questo può limitare la libertà artistica dell’artista, soprattutto se la visione non è condivisa.


Cosa fare prima di firmare:

Far leggere il contratto a un legale esperto in diritto musicale. Un avvocato può individuare criticità, proporre modifiche e tutelare i tuoi interessi.

Negoziare senza paura. Un contratto non è un dogma: è una base da cui partire. Anche i manager seri sanno che ogni collaborazione funziona meglio quando c’è equilibrio.

Chiedere chiarezza. Se qualcosa non ti è chiaro, non firmare. Ogni parola conta, e il linguaggio legale può nascondere più di quanto immagini.


In conclusione: il contratto di management può essere una grande opportunità, ma solo se è davvero costruito su misura per te.


Se sei un artista e stai per firmare un contratto di management — o ne hai già uno che ti fa dubitare — non restare da solo.


Contattami per una consulenza legale personalizzata nel settore musicale:

analizzeremo insieme il contratto, i tuoi diritti e le possibili alternative.

Scrivimi in DM sui social o via email (francy.pogliano@gmail.com) per fissare un appuntamento.


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Dove Cameron rinasce: la magia di "French Girls" nel nuovo singolo

Il 2 maggio 2025, Dove Cameron ha finalmente fatto il suo grande ritorno con “French Girls”, un singolo che non solo segna una tappa importante nella sua carriera, ma rappresenta anche una vera e propria rinascita artistica. Conosciuta per il suo passato da stella Disney, Cameron dimostra che il pop può essere molto più di semplici melodie accattivanti; può essere un veicolo per riflessioni profonde e significative.

“French Girls” è un brano che si tuffa nel vibrante mondo dell’hyper-pop, caratterizzato da ritmi pulsanti e sintetizzatori scintillanti. Ma ciò che davvero brilla è la voce di Cameron, che si muove con grazia tra tonalità dolci e momenti di intensa emotività. Il testo affronta il complesso tema della musa, esplorando il fascino e le pressioni che accompagnano questo ruolo. La canzone invita a riflettere su cosa significhi essere un’icona, con tutte le sue sfide e contraddizioni.


Cameron riesce a catturare l’attenzione non solo con la sua abilità vocale, ma anche con la sua capacità di raccontare storie. “French Girls” è un pezzo che combina il pop con una narrazione incisiva, trasformando ogni ascolto in un’esperienza coinvolgente. La produzione brillante e moderna si sposa perfettamente con la sua voce, creando un’atmosfera che è sia festosa che contemplativa.


Tuttavia, non mancano alcune criticità. Alcuni ascoltatori potrebbero trovare che la struttura del brano segua un modello piuttosto prevedibile, mancando di sorprese nel suo sviluppo. Anche se il ritornello è orecchiabile e accattivante, risulta a tratti ripetitivo, il che potrebbe ridurre l'impatto complessivo del messaggio. Inoltre, mentre la produzione è senza dubbio moderna e coinvolgente, c'è il rischio che alcuni elementi si perdano nella frenesia sonora, lasciando poco spazio per momenti di quiete e introspezione.


Nonostante queste osservazioni, ciò che rende questo singolo davvero speciale è la crescita che rappresenta per Dove. Da giovane stella a artista matura, ha saputo reinventarsi senza mai perdere il proprio spirito. “French Girls” è un passo audace verso l’accettazione e l’esplorazione della propria identità, un tema che risuona profondamente con il suo pubblico.


In conclusione, “French Girls” non è solo un’altra canzone pop da aggiungere alla playlist; è una dichiarazione d'intenti. Dove Cameron dimostra che la musica può essere un potente mezzo di espressione e introspezione. Se questo è il futuro della sua carriera, non vediamo l’ora di scoprire quali altre sorprese ci riserverà. Preparatevi, perché Dove Cameron è tornata e sta brillando più che mai!

🎧 “Mi ha fatto ballare con gli occhi chiusi”: Chris Lake e la chimica perfetta del groove

Ci sono DJ set che ti pompano l’adrenalina. Altri che ti fanno perdere la testa. E poi c’è Chris Lake con il suo Chemistry Radio Ep. 3 (DJ M...